Depressione: lo sapevi che?
La Depressione è una grave forma di disagio psichico che colpisce circa il 4,5% della popolazione mondiale. Nella fascia di età fra i 18 e i 29 anni la prevalenza di questo disturbo mentale è tre volte maggiore che nelle persone over 60 dove l’esordio in età avanzata è, tuttavia, molto comune.
La depressione, nelle sue più diverse forme, colpisce le donne da 1,5 a 3 volte più frequentemente degli uomini, spesso con inizio delle manifestazioni di disagio nella prima adolescenza. Il rischio suicidario è da elevato a molto elevato.
In Italia quasi 1 milione di persone soffre di Depressione e solo circa la metà riceve una diagnosi ed un trattamento adeguati. Le probabilità di remissione della sintomatologia sono legate alla tempestività della presa in carico e all’aderenza al trattamento.
Le forme depressive più complesse da trattare sono quelle in comorbilità (cioè che si presentano contemporaneamente) con altri disturbi mentali: tra questi, i più frequenti sono i disturbi di personalità (ad esempio, il disturbo di personalità borderline), i disturbi d’ansia e i disturbi correlati all’uso di sostanze.

Secondo i criteri del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (giunto alla sua quinta edizione, DSM-5), per fare diagnosi di Episodio Depressivo Maggiore devono essere presenti 5 o più dei seguenti sintomi, per la maggior parte del giorno, quasi tutti i giorni, per almeno 2 settimane, causando disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento sociale e della qualità di vita della persona:
Depressione resistente al trattamento:
che cos'è?
L’efficacia degli attuali antidepressivi impiegati a livello terapeutico è spesso lenta e parziale e circa il 30% dei soggetti che soffrono di Depressione sviluppa Depressione Resistente al Trattamento.
Si tratta di una forma di depressione particolarmente severa, in cui il soggetto interessato non trae beneficio dai comuni trattamenti con antidepressivi oggi a disposizione (che si basano prevalentemente sulla modulazione del sistema dei neurotrasmettitori monoaminergici).
La valutazione clinica della Depressione Resistente al Trattamento, si basa sulla misurazione, tramite strumenti psicometrici specifici (ad esempio, la scala di rating Montgomery-Asberg o la scala Hamilton), della riduzione della sintomatologia di base. Nel caso di Depressione Resistente non si arriva a raggiungere una riduzione di almeno il 50% della sintomatologia depressiva iniziale, nonostante l’adesione (adeguata per dosaggio e durata) a due o più trattamenti consecutivi con antidepressivi.
Le persone affette da una forma depressiva farmaco-resistente hanno decorso e prognosi peggiori e sono più esposte al rischio di comorbilità, uso di sostanze, recidive cliniche, deterioramento cognitivo e del funzionamento (qualità di vita, livello di autonomia, isolamento sociale, maggior numero di ospedalizzazioni ed incremento del rischio suicidario).

Il Progetto consortile e collaborativo Si/Cura/Mente si interessa di individuare i fattori di rischio bio-psico-sociali legati allo sviluppo di questa condizione clinica, in un’ottica di potenziamento della prevenzione, nonché di presa in carico precoce e trattamento. Inoltre, unendo le competenze della ricerca clinica e di base, il Progetto Si/Cura/Mente studia i meccanismi d’azione di nuovi agenti antidepressivi tra cui l’Esketamina che agisce su circuiti neurali non monoaminergici – utilizzando modelli umani in vitro per svelare i meccanismi sconosciuti alla base dell’attività degli antidepressivi ad azione rapida (entro ore) e i loro promettenti benefici nel trattamento della Depressione Resistente.
Cellule staminali pluripotenti indotte
Le cellule staminali pluripotenti indotte (iPS) sono generate artificialmente dalle cellule adulte, mediante l’introduzione di alcuni geni specifici codificanti determinati fattori di trascrizione che ne inducono la conversione. Le cellule iPS sono simili alle cellule staminali embrionali, ma hanno la virtù di poter essere ottenute tramite un prelievo poco invasivo (di sangue) da soggetti in qualsiasi età senza la necessità di sacrificare embrioni.
In un approccio di questo genere le cellule dei pazienti vengono dapprima riprogrammate in iPS e poi differenziate nella tipologia cellulare di interesse (ad esempio neuroni) che, in seguito, può essere utilizzata per diversi scopi, tra cui lo studio – direttamente su campioni umani – dei meccanismi molecolari che causano diverse patologie.

Rappresentazione schematica di come le cellule somatiche prelevate da un paziente possono essere riprogrammate in cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC) utilizzando i fattori di “Yamanaka”, OCT4, KLF4, c-MYC e SOX2. La successiva differenziazione delle iPSC umane (hiPSC) in neuroni consente indagini sulla fisiopatologia e l’identificazione della malattia di potenziali bersagli farmacologici. Inoltre, i neuroni derivati dall’hiPSC possono funzionare come una piattaforma cellulare in cui è possibile effettuare screening dei farmaci utilizzando neuroni rilevanti per la malattia.
Nello studio dei disturbi neuro-psichiatrici, l’utilizzo delle cellule iPS umane permette dunque di studiare in vitro i meccanismi alla base dell’insorgenza o della progressione di malattie specifiche in tipi di cellule rilevanti per quella determinata patologia e i meccanismi molecolari e cellulari di risposta alle terapie: questo obiettivo è oggi una possibilità investigativa in precedenza inaccessibile. Tramite le cellule iPS si possono infatti creare cellule neurali da sottogruppi di persone affette da specifici disturbi mentali e con caratteristiche cliniche definite.
Il Progetto Si/Cura/Mente studia i meccanismi d’azione antidepressiva a risposta rapida dell’Esketamina su neuroni maturi ottenuti da cellule iPS di soggetti con depressione resistente (responsivi e non responsivi all’Esketamina).
Nuovi antidepressivi ad azione rapida.
Cosa sai su Ketamina ed Esketamina?
La Ketamina è un farmaco, antagonista non selettivo del recettore NMDA (N-metil-D-aspartato), che negli anni Settanta veniva utilizzato come anestetico e, illegalmente, come sostanza stupefacente in grado di produrre peculiari effetti dissociativi. Nei primi anni duemila, come spesso capita in modo del tutto casuale, fu notato uno specifico effetto positivo sul tono dell’umore che ha sollecitato immediatamente l’interesse per una molecola potenzialmente utile nel trattamento della depressione.
La caratteristica più interessante è la “velocità di azione” della ketamina: l’effetto sui sintomi depressivi è quasi immediato (entro poche ore) e questo aspetto la differenzia dai tradizionali farmaci antidepressivi (monoaminerigici) che richiedono alcune settimane di trattamento per ottenere l’effetto terapeutico. Inoltre, la ketamina è efficace anche sui casi di depressione resistente che non traggono beneficio dai tradizionali antidepressivi.
L’Esketamina è un derivato più potente della molecola della ketamina e che può essere usato a dosaggi più bassi con un minor numero di effetti avversi di tipo dissociativo. Un ulteriore vantaggio dell’esketamina è la somministrazione come spray-nasale che generalmente viene auto-somministrato dal paziente sotto la diretta supervisione di un sanitario e in un ambiente protetto (ospedale o clinica).